Oggi una bella signora mi ha ricordato come erano lenti i tempi prima dell’avvento del computer e prima della nascita dei telefonini. Anche nelle aziende succedeva, in tutto il mondo, c’era tempo per guardarsi negli occhi, per un sorriso, una battuta, uno scherzo.
Basta guardare un film degli Anni Sessanta e Settanta, uno che amo moltissimo è “Paris Texas“, che immediatamente notiamo la calma, la riflessione, c’è tempo per assaporare, le sequenze sono lente. Appaiono i dettagli e anche il silenzio ha un posto.
Da quando sono tornata dalle brevi vacanze estive, non mi sono ancora fermata, neppure sabato e domenica. Pare che la vita sia raddoppiata, triplicata, quadruplicata, manca il tempo per …semplicemente “stare”.
Come fare dunque a non perdersi nel vortice, a non dimenticarsi che siamo persone e non macchine?
Occorre una gestione del tempo raffinata, per calibrare una resa tra watsapp, telegram, TV, computer, mail e bambini, ragazzi, lavoro, spesa, fare l’amore, pure le vacanze diventano compulsive, e tutto il resto.
E’ la lentezza interiore che deve prendere il sopravvento, come se le parole del genio Franco Battiato, quel “centro di gravità permanente” cantato in anticipo, ora fosse fondamentale.
Occorre sapersi fermare all’interno di sè, anche se tutto gira iperveloce fuori.
Un’arte necessaria per non soccombere alla condizione di automi al servizio della economia.
Ma questa ipervelocità forse è una delle ultime cartucce che ci propone questa società malata?
Società dove manca qualsiasi tipo di riflessione, di calma, di rispetto, di verità, di gioia, di silenzio?
I film sono molto violenti, le sequenze troppo veloci per poterle davvero vedere, la tv si vede con almeno tre sottotitoli affinchè la nostra mente sia spostata su tre piani diversi in contemporanea, la vita passa e non ci si accorge delle giornate, dei mesi, delle stagioni, travolti dal tempo che perennemente manca.
Serve concentrazione, serve fare una cosa per volta e terminarla. Serve sorridere, serve dirsi bravo/a piu spesso. Serve il silenzio.
Almeno nella vita individuale trova il modo di non diventare quella sequenza insignificante di immagini senza un senso.
E’ probabile che dobbiamo imparare ad apprezzare il momento perchè domani, chissà…potrebbe scoppiare la bolla malsana che ci trasporta nostro malgrado.
Iniziare e terminare una cosa racchiude la scelta speciale di rimanere con te stessa/o.
Emerge allora il tempo, la cura che manca, quella calma che ci fa apprezzare il presente anche se fuori c’è il finimondo.
Yoga aiuta a conoscere quel centro di calma interiore e la Meditazione stabilizza la nostra vita.
Eka Tattwa Abhyasa: concentrarsi su un unico oggetto.