Sono stata in vacanza tardi, quando tutti tornavano.
La vacanza è semplicità per me, ritorno all’essenziale.
E’ un momento di ascesi e di meditazione.
Mi sposto di luogo in luogo onorando la mia natura selvaggia, la mia indole di viaggiatrice, il mio cuore zingaro.
Non amo i luoghi chiusi, neppure i campeggi mi ispirano.
Vado dove mi porta il cuore, mi fermo là dove annuso un luogo dolce, intenso, lontano e libero.
Lo posso fare perché dormo in auto, grazie alle mani forti e alla sapienza di un amico che mi ha costruito la divertente cuccia.
Mi piace cosi.
Quando sono immersa nella natura si attivano quei sensi, quel sesto senso a cui, nella comodità della casa, devo prestare troppa attenzione.
La scelta del luogo dove fermarmi  mi porta a un ascolto profondo: spengo il motore, annuso l’aria, guardo i contorni delle cose, percepisco l’energia  di chi e cosa incontro, esco e vado verso il mare, la pineta, lo stagno, la campagna. La mia pelle si fa recettiva  e come un animale decido se è il posto che fa per me.
Il  ritmo della giornata è regolato dalle albe e dai tramonti.
Ogni alba è un dipinto, un’esplosione di rosa, azzurri, colori pastello che emergono dal buio, a volte ancora dalle stelle. Io sola, tutti ancora dormono, il mio tappeto di yoga e la mia pratica.
Mi piace alzarmi prima del mondo, c’è un aspetto lieve che apprezzo, la leggerezza del silenzio.
Prima del tramonto occorre lavarsi, cambiarsi e cenare, altrimenti non c’è più luce che mi illumina.
Lavarsi ri-diventa un rito, come per tutti i popoli che vivono a contatto con la terra. L’acqua è un bene preziosissimo e non bisogna sprecarla. Posso farmi una doccia intera con tre brocche di acqua.
Certo non posso accendere falò come quando viaggiavo in Ecuador sul rio dell’Amazzonia con quella famiglia Quechua, ma è ancora il vento che comanda e decide se ci sarà un pasto caldo per cena.
Si fa sera, altri colori pennellano il cielo, e le nuvole giocano a creare forme e si tingono di aranci e rossi.
Che gioia!
Poche parole, solo quando i miei passi intrecciano la strada di qualcuno. In genere sono stranieri. Un tedesco che abita sull’isola da 30 anni e si sposta solo  in bicicletta, famiglie bucoliche con i bimbi che giocano come se fossero nella favola di Alice, l’oste innamorato di Che Guevara che ha tappezzato il suo locale di foto inedite raccolte nei suoi viaggi a Cuba.
Ma l’incontro più stupefacente è stato con un artista purtroppo scomparso. Le sue opere parlano per lui. Pinuccio Sciola, colui che fa suonare le pietre, non percuotendole, ma accarezzandole. Le pietre gli si sono rivelate nel profondo della loro essenza. Lui sapeva ascoltare.
L’umanità è bella, se gli incontri sono curati.
I ritmi biologici, in accordo con i ritmi della natura, rigenerano il corpo e lo spirito, e calmano.
Anche i cani e i gatti che gironzolano sono quieti.
E poi, boom!
La città, l’odore della città, l’autostrada, l’odore dello smog, dell’umanità compressa e agitata.
Gli animi risvegliano pulsioni ombrose, in città, e entriamo quasi tutti in vesti che ci stanno strette.
E quando apro il rubinetto dell’acqua mi rendo conto di quanto facile è sprecarla.
Vorrei portarvi tutti nella natura a praticare yoga e a praticare semplicità.
Perché lì è l’ essenza dell’anima.
Togliendo sovrastrutture ci conosciamo per ciò che siamo.
Ecco cosa succede nei viaggi essenziali.
Chi vuole venire con me?

Federica