In questi giorni ho ricordato gli interessi di mio padre nel tempo.

Medico affermato e illuminato: già quando avevo 10 anni lo osservavo studiare.
Quando scoprì l’agopuntura nel lontano 1967 io mi prestavo per i suoi studi lasciandogli usare gli aghi su di me.

Ricordo quando ottenne il nulla osta per fare rifare il suo reparto di rianimazione all’Ospedale Maria Vittoria.
In quegli anni Settanta sperimentava anche in ospedale nuove frontiere della medicina per salvare una vita.
Diceva che era riuscito a salvare quell’uomo grazie all’omeopatia mentre per la medicina occidentale sarebbe stato perduto; faceva ascoltare alle persone in coma le musiche che aveva amato da sveglio; mi aveva fatto persino tradurre un testo sulla cromoterapia.
Al capezzale, chiedeva ai parenti del malato, in rianimazione, di ricordare a voce alta eventi importanti della sua vita, per farlo tornare presto nella coscienza ordinaria.

Mio padre leggeva di storia e di filosofia,  di fisica e di scienza.  Amava la musica, la natura e l’arte.
Forte e competente nella avanzata ricerca scientifica nel suo campo, era in grado di coniugare aspetti medico-filosofici di altri Continenti per salvare vite umane rispettando l’interezza di una persona.
Anche suo padre, il medico Angelo Gazzano, curava così.

In questo ultimo anno sono riuscita a vedere più chiaramente tra le pieghe della sua personalità e ho riconosciuto il progetto della sua anima.
Possiamo tutti entrare nel gioco delle parti: gioiose e dolorose, e ivi perderci.
Possiamo recriminare e accusare, possiamo disperarci e piangere, possiamo onorare la gioia di vita ed essere riconoscenti.

Possiamo

Siamo liberi di scegliere la strada che vogliamo percorrere.

Io vedo che mio padre ha scelto di spostarsi dal piano della personalità al piano dell’anima, cercando sempre di restare fedele a una visione di insieme, cosi come sapeva fare nella sua professione.

E la visione di insieme, sul piano dell’anima, è solo amore.

E’ cosi per tutti. Per tutti noi.
E mio padre, a modo suo, ha dedicato la sua vita a questa ricerca.
E per me, anche se sul piano della personalità è stato difficile, questo è uno splendido e nobile insegnamento.
Insegnamento che riconosco, che voglio esprimere a voce alta, che voglio incarnare nella mia stessa vita.

Il tempo, su questa terra, è breve.
Non perdiamo la visione di insieme.

Amiamoci.

Alfonso Gazzano
Stanleyville ( ex Congo Belga) 3 maggio 1927 – Cumiana (Torino) 11 giugno 2018

Ti voglio bene, babbo,  e mi manchi già. Buon viaggio oltre il corpo nelle vele del cielo..

Grazie per le tue parole scolpite con la sapienza del pensiero, sussurrate come brezza leggera, toccanti, come mani posate sull’anima.
Ti sono vicino, Federica, con il mio dolore, con il mio sorriso. Fabio


Foto d’epoca
1959 – Loano. Mia madre e mio padre, mio fratello Marco ed io nel passeggino a due anni!
1950 – Mia madre e mio padre in Sicilia, un momento felice

Aggiungo una altra bella testimonianza
Lettera di mia sorella Ilaria al Babbo

Ecco anche le preziose testimonianze di Antonio, grazie per volerle condividere con noi! ….
ricordo di un grande uomo
lettera prof. Gazzano

“Il Professore” di Gabriella Tatone
Una bellissima testimonianza di Gabriella, una infermiera del Reparto di Rianimazione dell’Ospedale Maria VIttoria di Torino, che gioia averla ricevuta, a distanza di due anni!Il

Un ricordo di Rosanna Giorcelli
Buonasera Federica. Spero di non fare gaffes (!), ma anche senza leggere il suo cv, direi proprio che lei è figlia del prof Alfonso: gli somiglia molto. Ho visto solo poco fa la notizia della sua morte (o rinascita?), e per questo le sto scrivendo. Proprio un anno fa moriva in questo periodo anche mio padre. Loro due si erano conosciuti nel suo studio. Il prof Alfonso è stato il mio agopuntore, oltre che un amico, fino al mio trasferimento a Venezia. Di me diceva che ho “un’energia pazzesca”, e che lo mettevo sempre di buonumore.  Cosa aggiungere… Speriamo che stiano bene, tutti e due.  Mi trovo in Piemonte da qualche mese, per stare vicina a mia madre. E poiché anche i Gazzano fanno parte della mia “aria di casa”, mi piacerebbe restare in contatto, con l’occasione di questa piccola rimpatriata a distanza. Tra l’altro ho rischiato di diventare in qualche modo una sua collega, o forse lo sono un po’: professionalmente ho preso un’altra strada, ma la via della salute è la base della vita, e mi piace contribuire a renderla praticabile per tutti, se possibile anche con il poter taumaturgico dell’arte, dell’espressione di sé, della bellezza.   Un abbraccio